Titolo: Uomini senza donne
Autore: Haruki Murakami
Editore: Einaudi
Pagine: 222
Anno: 2015
Prezzo: € 19,00
“Un giorno all’improvviso diventi uno dei tanti uomini che non hanno una donna. Quel giorno viene di colpo a farti visita senza che tu ne abbia il minimo presentimento, senza il minimo preavviso, senza annunciarsi bussando o schiarendosi la gola. Svolti l’angolo, e ti accorgi che ormai sei arrivato lì. Ma non puoi più tornare indietro. Una volta girato l’angolo, quello diventa il tuo solo, unico mondo. E quel mondo lo chiami “uomini senza donne”. Sì, con un plurale di gelo infinito. Quanto sia duro e doloroso essere uno degli “uomini senza donne”, solo gli uomini che hanno perso una donna lo sanno.”
Non è mai semplice per me parlare di un’opera di Murakami. Essendosi conquistato, con il tempo, la qualifica di “scrittore preferito”, almeno per quanto riguarda i contemporanei, ogni volta lotto contro il mio essere di parte, quasi che Murakami, invece che essere uno dei più grandi autori internazionali, fosse un caro amico di cui attendo con ansia e curiosità ogni nuovo scritto. Questa è esattamente la sensazione che provo tutte le volte che apro emozionato un suo volume, consapevole di ritrovare tra quelle pagine la stessa malinconia soffusa e il mondo onirico che avevo lasciato mesi prima terminando un altro suo libro. Così è stato anche per “Uomini senza donne”, una raccolta di sette racconti, interamente incentrati sulla figura femminile. In queste sette istantanee convivono femme fatale in grado di distruggere la vita di un uomo, donne all’apparenza banali ma che in realtà nascondono qualcosa sotto la scorza grigia che le avvolge, donne eteree e quasi immaginate, il cui ricordo continua ad ossessionare chi le ha conosciute. Il tutto, ovviamente, raccontato attraverso il punto di vista di sette uomini diversi.
La raccolta si apre con “Drive my car”, in cui il protagonista, Kafuku, di professione attore, fa la conoscenza di Misaki, una ragazza taciturna e dall’aspetto insignificante, ma con la particolare qualità di essere un’ottima guidatrice. Kafuku decide quindi di assumerla come autista personale con il compito principale di portarlo ogni giorno in teatro. Dopo l’imbarazzo iniziale, lentamente il cuore di Kafuku si apre, lasciando sgorgare a piccoli fiotti la sua vita, rendendo così partecipe Misaki del dolore per la scomparsa prematura della moglie. Dolore che viene bizzarramente incanalato in un comportamento alquanto stravagante, che Kafuku non ha mai rivelato a nessuno ma che sceglie di condividere con Misaki. Il volume prosegue con “Yesterday”, che narra le vicende di Tanimura e Kitaru, una singolare coppia di amici. Kitaru ha l’hobby di tradurre tutto quello che gli passa per la testa nel dialetto giapponese del Kansai e di passare ore nella vasca da bagno. È fidanzato con una bellissima ragazza, ma non può fare a meno di pensare a come sarebbe la sua vita se loro due prendessero una strada diversa, senza il destino predestinato del matrimonio e della famiglia. È un chiodo fisso che non riesce ad estirpare, tanto che domanda a Tanimura se fosse disponibile ad un uscire con la sua ragazza. Tra intense riflessioni e strani sogni sul domani, “Yesterday” è uno spaccato di vita malinconico ed emozionante. “Organo indipendente” è la struggente storia del dottor Tokai, chirurgo plastico con la passione per le donne. Innumerevoli sono state le conquiste nel corso della sua vita, ma di nessuna si è mai innamorato. Fino a quando conosce lei, l’unica creatura di sesso femminile in grado di stravolgere completamente la sua vita e di iniettargli nel corpo e nello spirito l’amore come pericolosa e mortale malattia. Il dottor Tokai è forse il personaggio più disperato dell’intera raccolta, sfortunato protagonista di un amore brutale e senza scampo, uno di quei sentimenti che travolgono e non lasciano via d’uscita. Si prosegue con “Shahrazād”, in cui troviamo Habara, un uomo impossibilitato a lasciare la sua abitazione, e Shahrazād, la donna a cui è stato affidato. Shahrazād, ribattezzata così da Habara, gli fa la spesa, gli compra i libri e i dischi e fa l’amore con lui. Fare sesso con Shahrazād è un’esperienza unica e appassionante, non tanto per l’atto in sé, ma per il fatto che, terminato l’atto sessuale, ogni volta la donna narra ad Habara una nuova storia, proprio come la fanciulla di “Le mille e una notte”. Convinta di essere stata nella vita precedente una lampreda, un pesce simile all’anguilla, ogni volta Shahrazād incanta Habara con i suoi racconti, fino a quando gli narra di un particolare periodo della sua vita, quando cioè entrava di nascosto nella casa di un ragazzo di cui era innamorata. “Shahrazād” è un racconto sull’incoscienza e sull’audacia che provocano gli amori adolescenziali, forme di adorazione sicuramente non perfette ma impossibili da dimenticare. Con “Kino” entra in scena per la prima volta in questa raccolta l’universo surreale e onirico di Murakami. Un racconto estremamente affascinante, anche se di non immediata interpretazione. Sicuramente il più particolare del lotto. Kino è un barista che trascorre le sue serate nel tranquillo e confortevole bar di periferia di sua proprietà. La rassicurante monotonia delle sue giornate viene però spezzata dall’entrata in scena di due strani personaggi. Il primo è un uomo dal cranio rasato e ben vestito, che inizia a frequentare in modo assiduo il locale di Kino, chiedendo sempre una birra e uno scotch. Non gli rivolge quasi mai la parola, ma a Kino il suo viso ricorda qualcosa. Dire quali ricordi riporta in superficie è però impossibile. La seconda è una donna, anche lei cliente del bar, con cui Kino finisce per andare a letto. Tutto si complicherà quando l’uomo misterioso dirà a Kino di fuggire per qualche tempo dalla città e le vite dei tre si intrecceranno in modo inesorabile. “Samsa innamorato” è un tenero e nostalgico omaggio a Kafka. Murakami immagina la mutazione di Gregor Samsa al contrario: lo scarafaggio si risveglia uomo. Ogni più piccolo gesto ed emozione umana è nuova e inaspettata, quasi sconvolgente. Fino a quando Samsa incontrerà l’amore grazie ad una ragazza gobba, la cui postura non può non ricordare a Gregor la sua vita da scarafaggio. La raccolta si chiude con il racconto che le da il titolo: “Uomini senza donne” è una toccante riflessione sulla perdita della donna amata, sul ritrovarsi da un giorno all’altro nella nutrita schiera degli uomini senza donne. È però anche il resoconto di un’ossessione amorosa, l’amore infinito e sconfinato per una donna che fisicamente non c’è più, ma è ancora ben presente nei recessi più intimi e profondi del protagonista.
“Uomini senza donne” è un’ode e un tributo alla figura femminile, da sempre elemento fondamentale della narrativa di Murakami. La donna è il fulcro portante di questi sette racconti, che riescono a trasmettere al lettore una dolce e allo stesso tempo amara nostalgia, accompagnata in qualche episodio anche da una una sottile e conturbante inquietudine. Sette contenitori a cui attingiamo a piene mani, mai sazi delle atmosfere soffuse e visionarie dello scrittore giapponese. Un mondo tratteggiato con tenui colori pastello, che a volte virano in tinte più oscure e decise. Un mondo in cui la donna è la colonna portante e dove gli uomini sognano di avere accanto una figura femminile che li comprenda e li ami, con la speranza di non tramutarsi mai in uomini senza donne.
Voto: 4,5/5
Mr. P.