5 consigli per Halloween

Amo l’autunno: il caldo che se ne va, i mille colori delle foglie che appassiscono, le maglie pesanti, le tisane, le caldarroste, trascorrere le serate immersi in un libro. Soprattutto però amo l’autunno perché è l’atmosfera ideale per i racconti del terrore e le storie di fantasmi. Quale contesto migliore quindi se non l’avvicinarsi a grandi passi di Halloween, festa orrifica per eccellenza, per darvi qualche consiglio in materia? Quest’anno ho scelto tre libri, non a caso tutte raccolte di racconti, dato che per me la forma breve è perfetta per suscitare qualche brivido lungo la schiena, ma anche un film e una serie tv.
Quindi mettetevi comodi, spegnete la luce e iniziate a leggere, senza badare al temporale che imperversa fuori dalla vostra casa e a quegli strani rumori in corridoio che continuano a tenervi svegli…

ERALDO BALDINI – GOTICO RURALE

Sono sempre stato incuriosito da Eraldo Baldini e dal suo terrore associato alla campagna italiana e alle vecchie leggende contadine. Per iniziare a scoprirlo ho quindi puntato alla sua opera più conosciuta e forse miglior rappresentante di tale orrore.
Comincio subito con il dire che “Gotico rurale” è una raccolta di racconti pressoché perfetta. Ho amato l’ambientazione agreste, tra nebbie impenetrabili, sterminati campi di grano, capanne nei boschi e colline maledette, che si rivelano messaggeri di un’inquietudine tanto profonda quanto vicina a noi. I racconti di Baldini scavano a fondo nel nostro passato, portando a galla segreti e reminiscenze conturbanti, che affondano le radici in terrori ancestrali. Risvolti soprannaturali, dinanzi a cui l’uomo può soltanto piegarsi e pregare, indicibili efferatezze, vendette crudeli e misteri da custodire: Baldini in queste diciotto storie ci regala attimi di squisita paura, che ci incalzano a continuare, mai sazi, racconto dopo racconto. Grande importanza viene data ai bambini e forse proprio le vicende che vedono protagonisti i ragazzini sono quelle che lasciano addosso un maggior senso di malessere e di irrequietezza. Non manca infine anche qualche sana dose di humor nero, che però personalmente ho trovato un po’ stonato rispetto all’atmosfera che si respira nel resto dei racconti.
Gotico rurale” si è rivelata una delle migliore raccolte horror/weird che ho letto negli ultimi anni: credetemi, orrore e campagna insieme sono un mix esplosivo!

AUTORI VARI – LA BIBLIOTECA DI LOVECRAFT

La “Biblioteca di Lovecraft” è la nuova collana di Edizioni Arcoiris che si prefigge di portare in Italia classici del gotico, dell’horror e del weird, in parte inediti e in parti editi ma con nuove traduzioni.
Il primo volume prende il titolo direttamente dal nome della collana e ci propone quattro racconti di altrettanti autori elogiati dallo scrittore di Providence all’interno della sua opera saggistica. Accanto a due nomi imprescindibili nella storia della letteratura fantastica, come Ambrose Bierce e Montague Rodhes James, troviamo Edward Frederic Benson e l’accoppiata Erckmann/Chatrian, chicche da noi quasi sconosciute. Tutte le storie sono di alto livello e mescolano soprannaturale e squisite atmosfere ottocentesche, nella migliore tradizione dell’epoca d’oro delle ghost stories. L’orrore il più delle volte non si palesa direttamente ma viene evocato o suggerito, in un crescendo di inquietudine che avvolge il lettore. I fantasmi, reali o psicologici, che si aggirano tra le pagine del volume, emanano un terrore che non può prescindere dal clima e dagli ambienti che circondano i protagonisti, fonti di paura tanto quanto gli spiriti che li infestano.
Tra anziane signore vendicative, capanne nei boschi, persecuzioni e volti che ossessionano, “La biblioteca di Lovecraft” ci regala una prima raccolta davvero succulenta, curata nei minimi particolari, dalle traduzioni, fino alla bellissima grafica e alle illustrazioni interne. Un volume prezioso che inaugura una collana che, speriamo, avrà lunga vita.

AUTORI VARI – L’ORA DEGLI SPETTRI

Ricchissima antologia di storie di fantasmi, “L’ora degli spettri“, edita da Edizioni Hypnos, da sempre specializzata nella riscoperta del weird, propone al pubblico italiano ben 29 racconti, che vanno da metà Ottocento a metà Novecento, totalmente inediti al momento della pubblicazione. Pochi gli autori conosciuti, anche da chi abitualmente legge horror e gotico (esempi sono il grande Algernon Blackwood o W.W. Jacobs, da noi pluriantologizzato con il classico “La zampa di scimmia“), con grande spazio che viene lasciato a scrittori misconosciuti o i cui nomi solitamente non vengono associati alle ghost stories.
Le tematiche e le situazioni sviscerate ne “L’ora degli spettri” sono molteplici tanto che, accanto ai tipici racconti di fantasmi tanto cari al XIX secolo, in cui fanno la loro comparsa spiriti tormentati e vendicativi, che continuano ancora oggi a donare una deliziosa inquietudine, sono presenti racconti dai risvolti psicologici e meno lineari, a tratti quasi filosofici, a testimoniare come la tradizione delle storie di apparizioni soprannaturali non esaurisca il proprio fascino in stereotipi o schemi prestabiliti. Troviamo anche, a sorpresa, sprazzi di crudele ironia, a completare il quadro di un’antologia  che si rivela tutt’altro che monotematica.
Un bel compendio di racconti del terrore che farà felice chi, come me, degli spiriti proprio non può farne a meno.

JEREMY DYSON & ANDY NYMAN – GHOST STORIES

Ammetto di aver avuto qualche riserva, prima della visione di “Ghost Stories“, lungometraggio dalle tinte horror uscito nella sale italiane lo scorso anno. Ero ovviamente incuriosito ma pensavo di trovarmi di fronte al classico film dalle pieghe soprannaturali, sicuramente piacevole ma facilmente dimenticabile. Invece, per fortuna, mi sbagliavo di grosso.
Premetto subito che “Ghost Stories” non è un capolavoro di originalità ma pur nel suo “già visto” riesce a essere un ottimo film. La vicenda è incentrata su tre casi paranormali rimasti senza soluzione che vengono affidati al professore di psicologia Phillip Goodman. Le tre storie costituiscono il corpus centrale della prima parte dell’opera, rivelandosi tre buoni racconti horror ma nulla di più. Una classica pellicola del terrore come ce ne sono tante, godibile ma certo non memorabile. Ecco che però nell’ultima mezz’ora tutto cambia e quello che “Ghost Stories” sembrava essere, forse non lo è più.
Non farò spoiler perché sarebbe delittuoso ma il film della coppia Dyson/Nyman mi ha regalato uno sviluppo e un finale che ho adorato e che sono sicuro vi farà ricredere, anche a chi storcerà il naso durante la prima parte. Assolutamente perfetto per Halloween!

VEERLE BATENS & MALIN-SARAH GOZIN – TABULA RASA

Chiudiamo con “Tabula Rasa“, serie tv belga che trovate su Netflix. Prima di parlarne però, devo fare necessariamente due premesse. La prima è che “Tabula Rasa” non è una serie horror ma rientra nel filone del thriller psicologico. Tuttavia presenta elementi e atmosfere che non la farebbero sfigurare affatto come visione adatta per la notte delle streghe. La seconda è che è ingiustamente passata inosservata, fagocitata dalla miriade di serie che escono ogni mese. Vale però davvero la pena recuperarla, perché vi assicuro che “Tabula Rasa“, con i suoi innumerevoli colpi di scena, vi terrà incollati allo schermo dall’inizio alla fine.
L’idea di fondo è tanto semplice quanto intrigante: una donna, colpita da amnesia, diventa l’elemento cruciale per la risoluzione di un caso di scomparsa. Tutto giocato tra flashback che riportano a prima della perdita della memoria e il presente, in cui la donna è rinchiusa in un ospedale psichiatrico, “Tabula Rasa” regala sorprese a ripetizione, in un crescendo emozionale che trasporta lo spettatore nella mente turbata della protagonista.
Una serie tv che, pur sviluppando tematiche ed elementi a tratti non così originali, colpisce a fondo la curiosità dello spettatore, regalandoci un racconto in bilico tra crime, sfumature horror e indagine psicologica che merita di essere visto, forse più di tanti altri telefilm blasonati ma di scarsa qualità.

Mr. P.

Michele Orti Manara – Il vizio di smettere

Titolo: Il vizio di smettere

Autore: Michele Orti Manara

Editore: Racconti Edizioni

Anno: 2018

Pagine: 170

Prezzo: € 14,00

“Prenderci in giro, prenderci poco sul serio, era una cosa che facevamo sempre; quel pomeriggio però, per la prima volta da quando lo avevo conosciuto ormai tredici anni prima, mi pareva che ogni battuta ci raschiasse la gola. Si scherzava, ma ogni frase era un po’ più seria di quella prima.
Era come salire una scala verso qualcosa di poco piacevole, oppure rendersi conto di camminare nelle sabbie mobili solo quando le ginocchia sono già sprofondate.
Continuare a salire o ad andare giù, con un sorriso bugiardo stampato in faccia.”

La prima cosa che salta all’occhio de “Il vizio di smettere”, seconda opera di Michele Orti Manara, è l’incredibile copertina disegnata da Francesca Protopapa. Ognuno di quei personaggi ritratti sembra lì per te: fingono di non guardarti, apparentemente persi nei loro pensieri, ma in realtà ti scrutano, sogghignando, increspando le labbra o con il viso imbronciato. Ognuno custode di un proprio mondo interiore, tanto diversi quanto simili l’uno con l’altro. Una copertina che più azzeccata non poteva essere ma, a mio avviso, anche fuorviante. Perché i racconti di Orti Manara, oltre a irradiare i mille colori che dipingono le nostre vite quotidiane, ben rappresentati dalla cover, sprigionano una malinconia e un dolore che ricoprono di bianco e nero ogni cosa. Insomma, un acquerello dalle sfumature dense e imprevedibili.

Protagonista assoluta delle sedici storie raccolte nel volume, è l’esistenza di persone ordinarie, alle prese con lutti, amori che finiscono o che non sono mai cominciati, i bilanci delle proprie vite, incomprensioni e solitudini. Un’esistenza in cui chiunque potrà ritrovarsi, senza per questo risultare banale o stereotipata. Tutt’altro: le emozioni che si respirano a pieni polmoni negli scritti dell’autore veronese sono quanto di più autentico ci si possa aspettare. Un centrifugato di umanità che tocca nel profondo, sempre a metà strada tra inquietudine e ironia, tra la necessità di una metamorfosi e l’istinto di rimanere se stessi, nel bene e nel male. Così, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo immersi, senza via di scampo, nella verità di un ragazzino che ha perso il fratello o nell’ironia caustica che fa da sfondo a un legame d’amicizia che viene diviso da migliaia di chilometri. E diventa poi inevitabile ritrovarsi a fare il tifo per quell’adolescente solitario che quando tenta di avvicinarsi a qualcuno, finisce sempre per deluderlo. O provare tenerezza per quella donna ormai disillusa che per il suo cinquantesimo compleanno decide di bere tanti ciuputi quanti sono gli anni che compie.
Nei racconti di Orti Manara fanno però anche capolino ossessioni incontrollate, come nel geniale “L’assicurazione”, una short story che nella sua brevità ho trovato perfetta, lo sberleffo che fa sorridere il lettore (l’ottimo trittico “Tre disillusioni editoriali”) e l’ineluttabilità di un destino già scritto (“La missione”). A sorpresa, non manca anche qualche momento squisitamente surreale, come l’irresistibile gatto parlante de “La malvagità della coda” e l’enigmatico ragazzo di “Una vita in venti minuti”, forse il racconto più criptico e originale della raccolta, e proprio per questo una piccola gemma.

Viscerale, disincantato, onirico, beffardo: questo l’universo che scaturisce dalla penna dell’autore, che fa dell’ordinaria insensatezza quotidiana il suo cavallo di battaglia. Costantemente al crocevia tra picchi di dolce afflizione e spennellate di perturbante sarcasmo, “Il vizio di smettere” si dimostra una delle raccolte di racconti italiane migliori degli ultimi tempi. Sperando che, a discapito dell’irresistibile titolo, Orti Manara non si lasci contagiare e continui a sfornare piccole perle come quelle qui raccolte.

Voto: 4/5

Mr. P.