Arthur Machen – Il Grande Dio Pan

Titolo: Il Grande Dio Pan

Autore: Arthur Machen

Editore: Tre Editori

Pagine: 254

Anno: 2016

Prezzo: € 19,00

“Guardatevi attorno, Clarke! Guardate la montagna, e le colline che si susseguono alle colline come onde su onde. Guardate i boschi e i frutteti, i campi di frumento maturo e i prati che digradano verso i canneti lungo il fiume. Mi vedete qui, accanto a voi, e udite la mia voce, nondimeno vi dico che tutte queste cose, sì, dalla stella che si è appena accesa nel cielo fino al solido suolo sotto i nostri piedi, io vi dico che tutte queste cose non sono che sogni e ombre: ombre che nascondono ai nostri occhi il mondo reale. Un mondo reale esiste, ma si trova oltre questo incanto e questa visione, oltre “le cacce negli arazzi , gli effimeri sogni”, al di là di tutto ciò come al di là di un velo”.

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Scrittore gallese considerato tra i più importanti e significativi all’interno della letteratura gotica e soprannaturale, Arthur Machen nacque nel 1863 nel villaggio di Caerlon nel Monmouthshire, regione del Galles ricca di suggestioni pagane e miti celtici, che hanno influenzato profondamente l’intera produzione dell’autore, a cominciare proprio da “Il Grande Dio Pan”. Pubblicato inizialmente nel 1890 e riveduto e riproposto nel 1894, “Il Grande Dio Pan” è un romanzo breve che attirò su di sé parecchie critiche, sconvolgendo con le sue tematiche il puritanesimo dilagante nella Londra vittoriana dell’epoca. Innegabile è la profonda influenza che l’opera ha avuto nel corso degli anni a venire su tutta la letteratura di genere, tanto da essere particolarmente apprezzata da Howard Phillips Lovecraft e aver indotto Stephen King a descriverla come «una delle più importanti storie dell’orrore mai scritte. Forse la migliore in inglese.» Per troppi anni fuori catalogo nel panorama editoriale italiano, recentemente la Tre Editori ha pensato bene di riproporlo in una nuova edizione, arricchita da un saggio di Susan Johnston Graf (professoressa di letteratura inglese all’Università della Pennsylvania) e da una breve antologia panica in versi e in prosa.

Il Grande Dio Pan” narra le conseguenze di un terribile esperimento, messo in atto per consentire all’essere umano di sollevare il velo che separa il nostro mondo da un altro tipo di esistenza, assoluta  e terribile, fatta di istinti primordiali, dove la ragione è in perenne contrasto con lo spirito, spalancando così le percezioni dell’uomo verso fenomeni inspiegabili: tutto ciò viene definito dall’autore “vedere il Dio Pan”. Il Dio Pan rappresenta infatti il dio della natura e di tutto ciò che di animalesco e bestiale è presente nell’essere umano, compreso il risvegliarsi di un inquietante e distruttivo istinto sessuale. La narrazione si apre con il resoconto dello scellerato esperimento, origine di tutto l’orrore sprigionato nelle pagine a seguire. Il dottor Raymond, geniale chirurgo da sempre affascinato dall’occultismo e dalla medicina poco ortodossa, decide di praticare un’incisione nella materia cranica di un’innocente ragazza di nome Mary, prendendo a testimone dell’accaduto l’amico Clarke, ammaliato ma allo stesso tempo disgustato dall’orribile esperienza a cui assiste. Purtroppo però qualcosa va storto e Mary perde completamente la ragione. Un salto temporale di parecchi anni ci porta nello studio di Clarke, dove lo troviamo intento nella lettura del resoconto di due terribili incidenti che hanno portato alla sparizione di una giovane e all’insinuarsi di uno shock profondo e devastante nella mente di un bambino. Entrambe le disgrazie vedono ruotare intorno agli sfortunati protagonisti una misteriosa ragazza di nome Helen Vaughan, che il bimbo giura di aver visto giocare sull’erba con uno strano uomo nudo. Dopo aver sparso con parsimonia qualche sinistro indizio, Machen ci proietta ancora una volta avanti negli anni, nel cuore di Londra, questa volta in compagnia di colui che forse è il vero protagonista della storia: Villiers di Wadham. Una sera Villiers incontra un vecchio compagno di università, che gli confida di essere stato rovinato nel corpo e nell’anima dalla moglie, un’avvenente donna di nome Helen Vaughan. Villiers, profondamente colpito dal racconto dell’amico, viene a conoscenza dell’implicazione della coppia nella morte di un rispettabile gentiluomo inglese. Intanto la città viene invasa da un’ondata di inspiegabili ed orribili suicidi, che colpiscono uno dopo l’altro alcuni onesti galantuomini, accomunati dal fatto di aver frequentato assiduamente la casa della misteriosa signora Beaumont, donna bellissima giunta a Londra da pochi mesi e che pare stranamente legata a Helen Vaughan e a Mary. Un ignobile segreto sembra custodito all’interno della dimora della Beaumont, qualcosa di tremendo e sensuale allo stesso tempo, qualcosa che la mente razionale dell’uomo non può sopportare.

Arthur Machen distilla l’orrore con il contagocce, in un sadico gioco in cui ciò che non viene detto ma viene lasciato all’immaginazione del lettore è forse quello che più ci terrorizza. “Il Grande Dio Pan” è un labirinto di sensazioni contrastanti, in cui l’inquietudine striscia lenta ma inesorabile pagina dopo pagina. Un classico assoluto della letteratura horror, che riuscì a spaventare anche il grande sir Arthur Conan Doyle, che dopo aver letto alcuni racconti di Machen passò la notte insonne. «Arthur Machen è proprio un genio, ma prima di portarmelo a letto di nuovo ci penserò due volte.» E se lo dice Conan Doyle, potete fidarvi

Voto: 4/5

Mr. P.

Gustav Meyrink – Il golem

Titolo: Il Golem

Autore: Gustav Meyrink

Editore: Tre Editori

Anno: 2015

Pagine: 358

Prezzo: € 21,00

E se anche la sorte di noi esseri viventi assomigliasse a quella di quei fogli di carta? C’è forse un vento invisibile, inafferrabile che ci scaraventa qua e là e determina le nostre azioni, mentre la nostra ingenuità ci induce a credere di possedere il libero arbitrio?”

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Nel centenario dalla sua pubblicazione, la casa editrice Tre Editori ripropone in una nuova edizione “Il Golem”, romanzo d’esordio di Gustav Meyrink, nonché il suo testo maggiormente conosciuto. Occorre subito fare una premessa sull’edizione, curatissima e corredata di parecchio materiale utile alla comprensione di un’opera tanto affascinante quanto complessa. La curatrice Anna M. Baiocco è particolarmente attenta ai rimandi occulti e ai significati esoterici e cabalistici a cui Meyrink fa riferimento, guidando lo sperduto lettore, grazie anche ad una lunga ed esaustiva introduzione. Da non dimenticare poi l’aggiunta delle stupende illustrazioni originali di Hugo Steiner Prag, tetre e misteriose e che rispecchiano fedelmente l’atmosfera gotica dell’intero romanzo.

Meyrink, dedito lui stesso alle scienze occulte ed esoteriche, fa rivivere nella suo scritto l’antica leggenda praghese del Golem, modernizzandola ed adattandola alla Praga di inizio novecento. Si narra infatti che nel XVI secolo il sapiente rabbino Jehuda Low creò, a difesa della comunità ebraica di Praga, un essere artificiale plasmato dall’argilla, a cui era possibile dare vita semplicemente incidendo sulla fronte la parola “emet” (in ebraico verità). Ma tale era la fragilità del Golem che bastava cancellare la prima “e” per trasformare la parole in “met” (morto), annientandolo completamente. Infatti quando la mostruosa creatura iniziò a ribellarsi al suo creatore, il rabbino decise di sacrificarlo, nascondendolo nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova, al centro del quartiere ebraico di Praga, dove secondo la leggenda dimorerebbe ancora adesso.

La vicenda di Meyrink prende spunto da un banale scambio di cappelli all’interno del Duomo di Praga. Il protagonista prende per sbaglio il copricapo di un certo Athanasius Pernath, intagliatore di pietre preziose, e nel sonno sprofonda lentamente ma inesorabilmente in un vero e proprio sdoppiamento della personalità. La sua vita si fonde con quella di Pernath, in un magma di ricordi confusi e di pensieri che celano dubbi ancestrali. Così l’io narrante inizia un percorso di innalzamento spirituale, sempre in bilico tra la via del male, rappresentata dal maligno rigattiere Aaron Wassertrum, e la via del bene, incarnata dall’impiegato municipale Hillel e dalla pura e innocente figlia Miriam. Collante dell’intera vicenda, la figura inquietante ed enigmatica del Golem, che scopriamo aggirarsi nei vicoli di Praga ogni trentatré anni, seminando panico e terrore. Così il confine tra il mondo reale e tangibile e quello dei sogni (o degli incubi?) si fa sempre meno definito, tanto che uno sconfina nell’altro in un’amalgama di sensazioni interiori e di visioni deliranti. L’altro mondo è ben visibile davanti ai nostri occhi: basta squarciare il velo che li copre per perdersi nei suoi abissi.

Il Golem” non è un romanzo semplice. Richiede una lettura accurata e la disposizione d’animo giusta per immergersi completamente, anima e corpo, nei vicoli della Praga magica dei primi anni del novecento. Ma se il lettore saprà lasciarsi trasportare dal fascino e dall’oscurità che sprigionano queste pagine, il viaggio letterario che ne scaturirà avrà pochi eguali: estraniante, misterioso, a tratti impenetrabile ma ricco di significati nascosti e con il pregio di scavare a fondo nella coscienza umana. Un romanzo che ha influenzato gran parte della letteratura fantastica e weird degli anni a venire, apprezzato da mostri sacri quali Lovecraft e Kafka. Permettetemi quindi di concludere con un’espressione ormai largamente abusata ma che calza assolutamente a pennello: un’autentica esperienza di lettura.

Voto: 4/5

Mr. P.